Il limite dell'utile
Oltre che dell'eros e dell'eccesso, George Battaille fu anche un singolare teorico dell'economia - ed è in questo ambito delle sue speculazioni che si situano alcune delle sue scoperte più preziose. Non diversamente da Ricardo e da Marx, egli vedeva nella categoria del 'sovrappiù', e nel modo in cui una determinata civiltà la tratta, la chiave di volta per capire la fisionomia nascosta della civiltà stessa. Studiando le società primitive (e soprattutto quelle dove sussiste l'istituzione del 'potlatch', analizzata da Mauss) e confrontandole con la nostra, Bataille riconobbe in tutto il mondo moderno una sorta di fatale cecità legata al predominio indiscusso della categoria dell'utile, a cui tutto viene subordinato, oscurando così la necessità del superfluo: il che non può non avere vaste conseguenze, per lo più deleterie, su tutta l'intelaiatura della nostra vita. Scritto fra il 1939 e il 1945 e pubblicato solo dopo la morte di Bataille, "Il limite dell'utile" si colloca nel periodo più incandescente di quella riflessione sull'economia che sarebbe poi sfociata nella "Parte maledetta" - e si direbbe che il tempo abbia dato ragione a questi audaci pensieri, giacchè ormai molti degli economisti canonici si sono avvicinati a tale ordine di temi, scalzando la nozione di utilità dal suo imponente piedistallo e concentrando le loro indagini sulla nozione del 'sovrappiù' intesa, proprio come Bataille auspicava, in un più ampio senso antropologio.
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