La recita di Bolzano
"Un gentiluomo di Venezia!": così si presenta alla Locanda del Cervo, con gli abiti a brandelli e macchiati di sangue, non avendo con sè altro bagaglio che il suo pugnale e la sua tracotanza, quel famigerato avventuriero in cui i lettori riconosceranno senza esitazione Giacomo Casanova. Ma perchè, ora che dopo la rocambolesca fuga dai Piombi potrebbe riprendere la sua esistenza libertina in giro per le corti d'Europa, dove i potenti sono pronti ad aprirgli le porte dei loro palazzi e le donne più belle ad accoglierlo nelle loro alcove, perchè proprio ora Giacomo si trattiene così a lungo a Bolzano, in questa città tanto "seria e virtuosa", "ordinata e piena di buon senso", e quindi a lui "maledettamente estranea"? Perchè ha un appuntamento con il destino, ci suggerisce Màrai. Perchè lui, che appartiene a quella razza di uomini che "cerca di placare la propria sete bevendo indifferentemente da un truogolo o da un calice di cristallo", sta per incontrare colei che è l'Unica: l'unica donna che abbia amato, l'unica capace, forse, di dargli quella pienezza di vita che solo l'amore in quanto dono assoluto di sè può dare. Per lei, perchè guarisca da lui, il vecchio commediante accetterà il più bizzarro, e il più difficile, degli ingaggi: rappresentare, in una notte sola, tutti i furori e tutti i disinganni della passione. Ma nel corso dell'impeccabile messinscena accedrà qualcosa di totalmente imprevisto - anche se poi nessuno meglio di Giacomo sa che "l'Unica rimane tale soltanto finchè è ricoperta dai veli misteriosi e dei drappi segreti del desiderio e della nostalgia"...Tutto giocato sui registri del melodramma e dell'opera buffa, "La recita di Bolzano", apparso a Budapest nel 1940, costituisce accanto alle "Braci" (1942) e all'"Eredità di Eszter" (1939), la terza, magistrale variazione romanzesca del grande scrittore ungherese sulla passione amorosa.
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