Luce dei tantra. Tantraloka
Non c'è area del pensiero indiano che susciti tanta curiosità e al tempo stesso tanti equivoci quanto il tantrismo. Ciò innanzitutto per le componenti scandalose ed estreme della dottrina - in particolare le pratiche sessuali. Ma forse ancor più per una inadeguata conoscenza dei testi. Di fatto, solo negli ultimi decenni sono apparse edizioni e traduzioni dei testi tantrici: primo tra tutti, il Tantraloka di Abhinavagupta (X-XI secolo), maestro principe del tantrismo. L'opera si presenta come una gigantesca summa del sapere esoterico, in cui si tratta diffusamente di ogni possibile aspetto della via tantrica alla liberazione: dalla natura onnicomprensiva della coscienza, perfettamente autonoma e indivisa dal suo aspetto dinamico che si esprime sotto forma di pensiero e di lingusggio, alle pratiche yoghiche connesse con il respiro e il 'divoramento del tempo'; dal risveglio della 'Kundalini' alla natura e all'uso dei mantra, stati di coscienza piuttosto che semplici parole; dalla preparazione dei 'mandala' alle varie specie di iniziazione: dalle 'cadute di potenza' con cui la grazia divina si manifesta nell'adepto ai modi per vagliare le caratteristiche di un guru; dai riti sessuali ai metodi che consentono al meditante di attingere, tramite le emozioni,, l'universale pulsazione della coscienza, che di queste è il fondamento. La versione del sanscrito di Raniero Gnoli - tuttora l'unica esistente del 'Tantraloka' -, uscita originariamente nel 1972 e salutata come una delle imprese più ardue dell'indologia contemporanea, viene qui ripresentata in una forma totalmente rifusa.
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