Fine della scienza (La)
Nei nostri anni la scienza sembra vittima di un acuto paradosso: da un lato moltiplica - e attraverso illustri studiosi - i tentativi di raggiungere ciò che Roger Penrose chiama 'la 'Risposta': il segreto dell'universo'; dall'altro insinua sempre più spesso - e sempre attraverso autorevoli voci - il sospetto che la scienza stessa stia per esaurirsi, almeno per quanto riguarda le scoperte essenziali. Fine della scienza, in ogni caso: o per compimento di tutte le promesse o per il riconoscimento della insolubilità di alcune questioni capitali. Su questo tema appassionante John Horgan è riuscito a costruire un libro che costituisce una scommessa azzardata: un viaggio fra gli scienziati più discussi e le loro idee, dove il corso dei ragionamenti si mescola costantemente a considerazioni sullo stile, sulle ambizioni, sul contesto biografico dei vari interlocutori - Gell-Mann a Prigogine, da Hawking a Wilson, da Wheeler a Tipler, da Dennett a Minsky. COn somma abilità, Horgan riesce a darci il senso della vertiginosa complessità dei problemi, mantenendo tuttavia il tono di una discussione chiarificatrice, e insieme facendoci sentire - nei tic, nelle eccentricità, nei rancori, nelle ingenuità, nelle ironie - di quale tessuto si compone la vita intellettuale di alcuni fra i più grandi scienziati di oggi, visitati nel loro habitat.
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