Nietzsche
Questa opera capitale, composta di testi stesi fra il 1936 e il 1946, non è né una nuova monografia su Nietzsche, né una nuova interpretazione - fra le tante - del suo pensiero e nemmeno la ricostruzione di un capitolo di storia della filosofia. Come dichiarano le parole con cui il libro esordisce, qui il nime di Nietzsche "sta a indicare la 'cosa in questione' nel suo pensiero". Ora, tale 'cosa' ('Sache') per Heidegger non è altro che la metafisica stessa, la gabbia speculativa dell'Occidente, che in Nietzsche si manifesterebbe nella sua forma ultima, esasperata e culminante. In questa prospettiva tutte le dottrine fondamentali di Nietzsche si rivelano a poco a poco non già come tesi provocatorie e abrupte, bensì come maglie di una rete che è sul punto di spezzarsi - ed è la rete che avvolge il pensiero a partire da Platone. Mentre, una volta che ci fossimo accortamente, cautamente sfilati da tale rete, si aprirebbe quel territorio, quella 'radura' ('Lichtung') 'oltre la metafisica' dove Heidegger stesso sarebbe pronto ad offrirsi come arcana guida. Assistiamo dunque in quest'opera non solo a un prodigioso sforzo di comprensione e di esegesi, ma a un sottile, mortale duello, al tentativo - da parte di Heidegger - di svincolarsi dall'alta tutela metafisica, ricacciando invece sotto la sua giurisdizione il primo, irriducibile guastatore che l'aveva sfidata: Nietzsche stesso. Nessun duello speculativo, nel nostro tempo, avrà avuto da insegnarci altrettanto. La morte di Dio e l'avvento del nichilismo, la trasvalutazione di tutti i valori, l'arte come attività metafisica, il superuomo, ma soprattutto: la volontà di potenza e l'eterno ritorno dell'uguale. Ciascuna di queste formule si manifestò in Nietzsche come una folgorazione. Ma Heidegger non vuole rimanere abbagliato da quella luce che a suo parere abbagliò Nietzsche stesso. Così egli ricostruisce infaticabilmente le sequenze speculative che ogni volta preparano e predispongono la scena di tali folgorazioni. [...]
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