Il gioco segreto. Nove immagini di Elsa Morante
Il primo libro di Elsa Morante, una raccolta di racconti edita nel 1941, si intitolava "Il gioco segreto". Pubblicato quando l'autrice non aveva ancora trent'anni, esso ebbe un tiepido successo di stima e si meritò qualche benevola parola di incoraggiamento; ma, a eccezione di Savinio e di Giacomo Debenedetti, nessuno si accorse del talento, e del demonio, che covava in quelle stralunate pagine da principiante. La stessa Morante le dimenticò in gran parte e concorse a farle dimenticare, riferendole sempre alla propria preistoria. Quando nel 1963, al culmine della maturità e del successo, pubblicò "Lo scialle andaluso", molti dei racconti del "Gioco segreto" furono esclusi dalla nuova raccolta e cestinati.In questo libro - concepito come un breviario o viatico scandito cronologicamente di romanzo in romanzo - "Il gioco segreto" viene rivalutato non solo come un prezioso incunabolo, ma come una fonte di luce nascosta che si irradia su tutta l'opera della Morante e ne illumina il percorso più sotterraneo. Il trattamento dei fenomeni patologici, l'ossessione delle metamorfosi e delle malattie, l'interesse analitico, sadico, minuzioso rivolto alle trasformazioni fisiologiche, sentite come il principio e il fondamento stesso di ogni schema romanzesco, nascono nelle visioni più drogate del "Gioco segreto" e riemergono nelle tenebrose anatomie di "Aracoeli". Il principio e la fine si ricongiungono, dove aver descritto una parabola insieme veggente e cieca, simile a una disperata e incessante fuga di specchi in un luogo buio. "L'opera della Morante" dice Garboli "ha per oggetto la metamorfosi, mentre è in se stessa, a ogni libro, una metamorfosi".