Una via nel mondo. Una sequenza
"Nel nostro sangue, nelle nostre ossa, nel nostro cervello portiamo i ricordi di migliaia di esseri". Si direbbe che sia innanzitutto la sfida di questo "mistero dell'eredità" a spingere V.S. Naipaul di nuovo verso Trinidad, l'isola dove è nato, fonte primaria e privilegiata, da sempre, delle sue storie. La via che sceglie è affascinante e singolare: una sorta di romanzo-non romanzo in cui confluiscono e si intersecano tutte le forme - dalla narrazione autobiografica al saggio al racconto di viaggio alla ricostruzione storica - che egli ha sperimentato nella sua opera. Anche i piani temporali si intrecciano, in un tessuto che annoda insieme i fili della memoria storica e letteraria con quelli del ricordo personale e familiare. All'inizio è la vita di un singolo (Naipaul stesso), alla fine saranno molte le vite che qui trovano (e perdono) una "via nel mondo".Con lucido, impavido spirito critico, che si amalgama con una sotterranea commozione, Naipaul cerca di riconquistare quel passato così sfuggente rievocandolo in una narrazione vasta e ricca - tenace nella sua determinazione di sottrarre luoghi, fatti e persone alla oscura forza che li cancella. E' come se assistessimo all'espandersi di una memoria che muove da alcune nitide, folgoranti immagini infantili per abbracciare terre e tempi sempre più remoti, fino alle crudeli avventure di Sir Walter Raleigh e del rivoluzionario Francisco Miranda."Miranda comincia a comporre mentalemnte una lettera: 'Cara Sally, questo è una specie di ritorno in patria per me, dopo trentacinque anni. E' sorprendente: riconosco questo odore tipico della stagione delle pioggie. Presto, immagino, la pioggia porterà con sé il profumo di vaniglia. Mi pare di conoscerlo bene, questo posto. Lo sento mio. Esiste nella mia mente. Ma adesso è pieno di estranei. Ed è una sensazione molto sgradevole. Avverto un cambiamento enorme. Se non pensassi a te mi sentirei davvero perso!'"
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