Lingue di fuoco

Lingue di fuoco

Pentecoste, possessione, esorcismo... Nel rivoluzionario Sessantotto, un'ondata di fanatismo religioso infiamma una tranquilla periferia londinese. Battezzati nello Spirito, i fedeli borghesi e benestanti cominciano ad esprimersi in altre lingue, a profetizzare, a scacciare demoni. Il pastore e la moglie, dapprima scettici, si rendono conto che i doni divini possono servire a domare Adrian, il figlio ribelle... Raccontato in prima persona dal minore dei due fratelli di Adrian, "Lingue di fuoco" prende avvio in chiave leggera, ironica, quasi si trattasse di una bonaria farsa domestica. E le prime avvisaglie dell'isterismo settario, scandite dalla voce laconica e lucida del narratore e accostate alle minuzie della vita familiare, risultano più assurde che minacciose. Ma, via via che si procede, l'orizzonte si oscura, la voce narrante si fa tesa, tormentata, e gli eventi precipitano. Con "Lingue di fuoco" Tim Parks - senza dubbio uno dei più notevoli scrittori inglesi di oggi - è riuscito in un'impresa quanto mai ardua: fissare in immagine la generale turbolenza del sessantotto, la sua irriducibile mescolanza di politico, religioso, sociale.
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