L'avvocata delle vertigini
La beata Isabetta era una fanciulla che "per la soe excessiva bellezza de corpo, de ogni laxivia foe piena, et in ogni vanità involta" (dice un'antica cronaca) prima che la sua vita giungesse a una misteriosa mutazione. Tentò di suicidarsi gettandosi da un campanile, ma venne trattenuta, e così salvata, da un accesso di vertigini. Da allora convertita, condusse vita pia, diventando la protettrice di coloro che di vertigini soffrono. Fra i quali andranno forse annoverati (ma si tratta di vertigini ammalianti) anche i lettori di questo 'noir' apocalittico, i quali si sentiranno subito risucchiati all'interno di una vicenda serrata di crittografie e profezie, manoscritti tarlati e vendette, dubbi teologici e certezze criminali. La scansione narrativa è rapida e secca - il fondo un'"impalpabile polvere sospesa", che non è altro che il Male stesso, "spora errante". Due domande ci accompagnano sempre, insinuanti, infide: può una profezia diventare delitto? E può un delitto diventare profezia? Con questo breve romanzo, asciutto nella forma, inquietante nelle implicazioni, si delinea la fisionomia inconfondibile di uno scrittore.
Momentaneamente non ordinabile