Mia filosofia (La)
Nel 1945 un editore inglese propose a Benedetto Croce di comporre un'antologia della sua opera, includendovi i testi per lui essenziali che potessero servire a introdurlo in una cultura che fino allora lo conosceva soprattutto per via indiretta. Fu questa, per Croce, una preziosa occasione per ripensarsi - e quasi osservarsi dall'esterno. Giunto "a quell'età in cui la vita trascorsa appare un passato che si abbraccia intero con lo sguardo" - con la malinconia che ciò porta con sé ma anche, aggiungeva, con l'"atroce tristezza" di un "tramonto contornato da stragi e distruzioni" -, Croce seppe mostrare in atto che cosa può essere una franca "critica di se stesso". L'antologia venne consegnata all'editore ma ebbe poi una storia travagliata e non apparve mai nella forma che l'autore aveva auspicato, sicché questa è la sua prima edizione. Volendo innanzitutto tracciare un profilo della 'filosofia della libertà', Croce diede all'antologia un'impostazione etico-politica. Così, accanto a un testo celeberrimo e di grande altezza come "Perché non possiamo non dirci 'cristiani'", troveremo qui parecchie note su temi generali, precedentemente apparse sulla "Critica", che oggi per molti lettori suoneranno nuove.
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