Il mio noviziato

Il mio noviziato

Quando Colette, ventenne, arrivò a Parigi, "non era che una giovane sposa" cresciuta in campagna e non sapeva di avere accanto a sé un affascinante, sottile mostro: Monsieur Willy, con la sua "fronte rosea, illimitata e possente", negriero di una squadra di scrittori chini a lavorare oscuramente per lui, che però aveva più talento di loro. Accanto a Willy, Colette fu introdotta a una Parigi oscillante fra la 'bohème' letteraria, il 'demimonde' e il ' grand monde', fra scrittori come Marcel Schwob, grandi 'cocottes' come la Otero e varie aspiranti al ruolo di Madame Verdurin. Ma la visione che più la intrigava, e quasi la paralizzava, era Willy stesso. Quale appare dalle pagine del "Mio noviziato", Willy è un personaggio immenso. Dietro alle sue perfidie, ai suoi imbrogli, alle sue crudeltà, permane un elemento di mistero. Ci si domanda addirittura se la sua strepitosa inventiva di industriale della letteratura, se la sua capacità di vivere numerose vite contemporaneamente, ingannando tutte le sue vittime femminili, se la sua lancinante passione per il denaro non fossero altrettante prove di 'art pour l'art', procedimenti che si appagavano della perfezione della loro forma più che dei bruti risultati pratici. Colette subì e capì come nessuno questo 'monstrum' psicologico, divisa tra la gelosia selvaggia e una sinuosa complicità. A Willy donò il più grande successo, permettendogli di passare come autore della serie dei libri di "Claudine". E Willy le donò la scoperta di essere una scrittrice. L'intreccio erotico, letterario, economico, mondano fra questi due esseri divenne col tempo sempre più fitto.

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