Suite inglese
Quando Green scrisse questo libro, negli anni Venti, era un giovane gentiluomo del Sud degli Stati Uniti trapiantato a Parigi e avvertiva che la Francia aveva nozioni vaghe e incerte su alcuni dei suoi venerati eroi letterari inglesi e americani. Pensò allora di 'raccontarli', e il dottor Johnson e Charlotte Bronte, Blake e Lamb e Hawthorne divennero i protagonisti di una "suite inglese": cinque profili incisi con una punta sottilissima e infallibile, dove Green toccava subito, senza rendersene conto, il vertice della sua arte. "Lasceremo da parte le opere per soffermarci solo sugli eventi, ed è un racconto, non un saggio critico, quello che state per leggere": questa era la perentoria dichiarazione di intenti, quanto mai congeniale all'autore. Guidato unicamente dalla sua passione di lettore, Green ci conduce per mano attraverso la vita di cinque scrittori che hanno, per ragioni diverse, suscitato la sua attenzione di romanziere. Ma proprio in virtù della loro natura di 'recits' - impassibili ma come percorsi da un fremito sotterraneo -, i testi qui presentati fanno sì che queste celebri figure assumano la realtà allucinatoria del Personaggio, fissato per sempre in una sequenza di dettagli. E - trattandosi di creature in senso stretto singolari - essi finiscono per apparirci tutti furiosamente eccentrici. Nei loro ritratti il lettore troverà profonde affinità con i personaggi dei suoi romanzi. E scoprirà inoltre che Green sa attingere un fulminante gusto del comico e della caricatura, come quando osserva a proposito di Samuel Johnson: "E' dunque sorprendente che un uomo nato a quanto pare soprattutto per dire cose noiose sopravviva nella memoria dei suoi compatrioti a dispetto di ciò che dovrebbe condannarlo all'oblio".