La via dei re
Indocina francese, verso la metà degli anni Venti. Due uomini, un giovane francese appassionato di archeologia e un avventuriero danese dall'oscuro passato, si incontrano sul piroscafo che fa rotta da Marsiglia all'Estremo Oriente, e stringono fra loro una sorta di patto. Claude Vannec - questo il nome del francese - spera di trovare, lungo il tracciato dell'antica Via dei Re, le rovine di templi non ancora scoperti dagli occidentali e di poterne asportare dei bassorilievi da vendere poi a collezionisti europei. Anche l'altro, Perken, spera di trarre un profitto dalla vendita del meteriale archeologico: vorrebbe comprare armi e fomentare una guerriglia locale. Nella giungla i due uomini ne incontreranno un terzo, scomparso tempo prima in una missione segreta. Come si vede, ci sono tutti gli elementi della grande avventura, immersi in un'atmosfera di erotismo invischiante e subdolo.Basato su elementi autobiografici (Malraux era stato accusato, nel 1924, di aver rubato a scopo di lucro alcuni bassorilievi dal tempio di Banteai-Srey, e ne era seguito un processo clamoroso), "La Via dei Re" è forse l'unico romanzo di Malraux dalla forma impeccabile. Qui l'avventura, come ebbe a dire lo stesso autore, "sono formiche schiacciate sotto il palmo delle mani, insetti, rettili, insidie ripugnanti a ogni passo che si fa nella giungla", ma è amche l'estremo confronto dell'individuo con la sua ossessione e al tempo stesso con la sua paura della morte: e dietro questa mescolanza narcotica di sensualità e 'sauvagerie' traspare il disegno di una 'iniziazione tragica' dell'uomo al proprio destino.
Momentaneamente non ordinabile