Della pittura italiana. Studi storico-critici. Le gallerie Borghese e Doria-Pamphili in Roma
Di Giovanni Morelli è stato detto che la sua opera sta alla critica d'arte come quella di Freud alla psicologia. Questo grande conoscitore, dallo spirito impertinente, antiaccademico e mistificatorio, è infatti l'inventore di un 'metodo' che rivoluzionò le attribuzioni di celebri quadri nei più grandi musei d'Europa. Quel metodo si fondava sull'esame stilistico della esecuzione di certi dettagli anatomici e da questi tratti stilistici risaliva all'autore.Morelli scrisse il suo libro fodamentale, "Della pittura italiana", in tedesco e lo pubblicò nel 1890 con lo pseudonimo Ivan Lermolieff. L'opera fece scalpore, anche perché in essa per la prima volta Morelli esponeva il suo metodo di attribuzione, illustrandolo con numerosi esempi sensazionali: per esempio, l'identificazione di alcuni ritratti di Raffaello, in precedenza attribuiti ad altri, di opere di Dosso Dossi e Piero di Cosimo. L'edizione italiana, curata da Gustavo Frizzoni, amico di Morelli, nel 1897, da allora non è stata più ristampata. Ma l'influenza di quest'opera è stata immensa - e ultimamente, soprattutto attraverso gli studi di Edgar Wind, è stata rivendicata anche l'importanza di Morelli come teorico. Diversi aspetti della vita e del carattere di Morelli erano tuttavia rimasti in ombra, e la presente edizione porterà molte novità anche in questo senso. La curatrice, Jaynie Anderson, ha infatti avuto accesso ad archivi sino ad ora ignoti e ha così ricostruito per la prima volta un sorprendente profilo biografico di Morelli, accompagnando poi il testo con una puntuale analisi delle complicate vicende, sino a oggi, dei quadri da lui attribuiti.
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