L'abbandono alla provvidenza divina

L'abbandono alla provvidenza divina

Se dovessimo indicare il libro occidentale più affine alla sapienza cinese del 'Tao te ching' o di Chuangtzu, sarebbe questo di Jean-Pierre de Caussade. Qui troviamo, in termini naturalmente del tutto diversi, una percezione quanto mai netta di quella corrente nascosta e indominabile che circola nel mondo e i Cinesi chiamarono Tao. Per Caussade, tale è la corrente da cui si lascia sommergere chi pratica "l'abbandono alla Provvidenza divina". Jean-Pierre de Caussade fu un oscuro gesuita che negli anni fra il 1730 e il 1740 operò come direttore spirituale di alcune religiose di Nancy. Parte di questa sua opera assumeva forma epistolare. E furono le religiose stesse a compilare, sulla base di queste lettere, il trattatello che qui vi presentiamo, di cui apparve la prima edizione nel 1861. Da allora, questo testo è diventato un classico della spiritualità cristiana. La sua fisionomia, per molti tratti, è unica. Per i lettori di oggi, il primo elemento che vi spicca è la perspicacia psicologica. E per molti queste pagine potranno essere più utili e vivificanti di ogni altra forma più moderna di "cura dell'anima". Questo infatti è un libro che, come pochi altri, aiuta a vivere. Con estrema dolcezza, Caussade dice cose audacissime. La sua conoscenza dell'anima è stupefacente, come nei grandi moralisti francesi. Ma solo a lui appartiene l'insegnamento che sa guidarci a trovare il "grano di senape" dell'abbandono - questa virtù suprema - in ogni luogo e in ogni momento, poichè "l'azione divina inonda l'universo, penetra tutte le creature, le sommerge".
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