Ribellione (La)
Fra tutti i romanzi di J. Roth, "La ribellione" (1924) è forse il più aspro e sconsolato. Siamo qui immersi nell'atmosfera torbida degli anni di Weimar. Andreas Pum , il protagonista, è un mutilato di guerra che ancora crede nell'ordine del mondo e degli uomini e sogna di gestire una rivendita di francobolli. Ma la sorte, dietro cui si maschera l'oppressione senza scampo esercitata dalla società, lo trasforma a poco a poco in un capro espiatorio, in un Giobbe inerme, costretto a riconoscere l'onnipresenza del male. E' questo un estremo delle oscilalzioni di Roth, al cui altro capo troveremo, alla fine, l'aura di grazia sovrana che investe "La leggenda del santo bevitore". Ma i due estremi sono compresenti in tutta la sua opera, e ciascuno dà la forza all'altro.
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