Casa ispirata (La)
"Casa ispirata" vuol dire qui casa abitata da spiriti, da presenze invisibili e sinistre. Il luogo è situato a Parigi, in Rue Saint-Jacques, e il narratore vi arriva come pensionante, controfigura del giovane Savinio che scopre Parigi negli anni subito precedenti la prima guerra mondiale. Ed è tipico del genio di Savinio per il grottesco che la cosmopoli gli si sveli attraverso le molteplici nefandezze che sfilano davanti al protagonista fra le mura oppressive della "casa ispirata", mentre dietro di esse "un lavoro demoniaco cingeva con la sua rete sonora la vita dell'annosa abitazione". Qui si direbbe che abbia sede un culto esoterico del 'faisandé': i soprammobili, le maniere, le espressioni, i simboli, le divise che si sono affastellati nell'Ottocento piccoloborghese, ormai frollo e vicino a decomporsi, vengono golosamente apprezzati e carezzati dai padroni di casa. Il giovane pensionante li osserva con un certo sgomento e intanto registra, come un clinico, le apparizioni di una serie di personaggi aleggianti. Sono ogni volta ritratti che oscillano fra il macabro e una strepitosa comicità. Orrore e fascinazione non si disgiungono mai: tutto il romanzo è un'iniziazione al Grande Orrido parigino, pimentata da un riso liberatore. Parigi e i suoi abitanti, dai truculenti ospiti del narratore sino alle prostitute che transitano "col passo cerimonioso dei tacchini", sono una rivelazione definitiva di quella 'mostruosità quotidiana' a cui Savinio dedicherà tanta e così felice parte della sua opera di pittore e scrittore.
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