Dialoghi delfici. Il tramonto degli oracoli-L'E di Delfi-Gli oracoli della Pizia
'Il tramonto degli oracoli' è forse il testo più grandioso che ci parli della fine del mondo antico. Nessun'altra immagine di storico o di poeta ha l'eloquenza desolata di Plutarco, quando ci presenta la terra che "un tempo straripava di voci oracolari" e "ora si è completamente inaridita, come una sorgente che si esaurisce". Narra una storia che aquile, oppure cigni, "partiti dai limiti estremi della terra e diretti al suo centro", si ritrovarono a Delfi, "ombelico" del mondo. Ma ora anche lì gli oracoli rischiano di giacere "muti come strumenti trascurati dai suonatori", mentre una voce soprannaturale annuncia ai naviganti la morte di Pan, e un lungo gemito risponde all'annuncio. La testimonianza di Plutarco ci appare tanto più significativa in quanto egli stesso fu per vent'anni uno dei sacerdoti di Delfi: questo amabile saggista, questo Montaigne della tarda antichità era anche un custode dei suoi segreti. Ed è commovente ascoltarlo nella sua difesa dell'oracolo, quand'anche esso non parli più in versi, ma in prosa, come vuole il tempo del declino. Mai come nei "dialoghi delfici", che sono raccolti in questo volume, il carattere bifronte di Plutarco, che si rivolge al tempo stesso della divagazione letteraria e alla verità esoterica, si rivela in tale evidenza. E tanto basta a fare di queste pagine il congedo più ammaliante e più misterioso dal mondo pagano.
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