Cronica
La "Cronica" di Anonimo romano fu definita da Gianfranco Contini, in un articolo del 1941, "uno dei capolavori dell'antica letteratura italiana". Ma si trattava, allora, del più inaccessibile fra quei capolavori, perché il testo non aveva ancora avuto un'edizione rigorosa, dopo la prima integrale, promossa dal Muratori nel 1740. Lungamente attesa, la prima edizione critica, che richiedeva un complesso e delicato lavoro di restauro filologico, sarebbe apparsa nel 1979, a cura di Giuseppe Porta. E' questo il testo che qui riproduciamo, con l'aggiunta di un glossario e di un'annotazione che si propongono di rendere più agevole la lettura della mirabile opera. Scrittore colto, ma estraneo alla cultura dell'umanesimo petrarchesco e boccaccesco, l'Anonimo romano racconta, nella parte più celebrata della sua "Cronica", le vicende sanguinose e crudeli di Cola di Rienzo. La sua lingua è un romanesco di potente forza espressiva. Le frasi si accostano sulla pagina come pietre massicce e spigolose. La narrazione è scandita da un ritmo di cupa fatalità. Tutto si concentra sull'intensità del particolare, sulla corposità dell'evento. Lo sconvolgente episodio della morte di Cola di Rienzo ha ben pochi termini di paragone nella letteratura italiana. Come ha detto Contini, "l'Anonimo è stato il descrittore di un'Italia tutta al contrario dell'Italia italiana, bonaria, che si arrangia; anzi, il descrittore dell'altro versante, dell'Italia tragica".
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