Il paese dell'anima. Lettere (1909-1925)
"Abbiate paura delle 'mie' lettere e cioè bruciatele o conservatele con cura... Io sono più 'passionale' di Voi nella mia vita epistolare: persona di 'sentimenti', nell'assenza mi trasformo in creatura di 'passioni',giacché la mia 'anima' è passionale, e l'Assenza è il paese dell'Anima". Queste parole scrisse Marina Cvetaeva una volta a Aleksandr Bachrach - e nulla meglio di esse può valere da epigrafe a quell'indelimitabile onda di parole che furono, per la Cvetaeva, le sue lettere: dominate da una natura "sediziosa, esigente, altera", formano quasi un'opera a sé, parallela alla vita e alla poesia, una stenografia di passioni, così contagiosa da incutere un sacro timore. Attraverso tutto questo, che spesso fu sofferenza non medicabile, un solo impulso costante: "ubbidivo, cercavo faticosamente con l'udito il compito sonoro già assegnatomi". Disperse, nascoste, orribilmente censurate per anni, queste lettere vengono ora presentate in una edizione che comprenderà due volumi e sopravanzerà di molto tutte quelle esistenti fino oggi al mondo. Basti dire che un quarto circa dei testi che qui appaiono è del tutto inedito, mentre una larga parte delle lettere sfigurate dalla censura sono qui riproposte nella loro integrità. Un vasto commento e l'introduzione della curatrice, Serena Vitale, saranno preziosi per tutti coloro che vogliono inoltrarsi nella terra ignota della vita della Cvetaeva: un vero "paese dell'Anima", straziato dal mondo e inaccessibile al mondo, un paese che si schiude quando si giunge 'all'estremo', anche se, come scrisse Brodskij delle Cvetaeva, "è impossibile definirla un poeta degli estremi, non foss'altro perché l'estremo (deduttivo, emotivo, o linguistico) è soltanto il luogo in cui per lei comincia una poesia".