Vicino al cuore selvaggio

Vicino al cuore selvaggio

Clarice Lispector aveva diciannove anni quando fu pubblicato questo libro in Brasile. Era una giovane ebrea ucraina, trasferita con i genitori, piccolissima, in America del Sud. La critica brasiliana accolse subito la Lispector con meraviglia, definendo questo libro "il nostro primo romanzo nello spirito di Joyce e Virginia Woolf" (Alvaro Lins). Ma la Lispector non conosceva bene né l'uno né l'altra: era invece una scrittrice fortemente istintiva, che già nelle sue prime pagine tracciava definitivamente i lineamenti del suo mondo: un mondo frantumato, traboccante di immagini, dove si è continuamente sbalzati fra una realtà che viene a mancare e una realtà che sopprafà."Perché era così ardente e leggera, come l'aria che viene dal fornello quando lo si scoperchia?". Joana, la protagonista di questo romanzo, è una bambina, poi una ragazza, poi una donna, dai sentimenti naturalmente presocratici. Tutto in lei affiora da 'percezioni troppo organiche per essere formulate in pensieri', come in una Virginia Woolf amazzonica, arruffata e vagamente stregonesca. Joana ha il tratto della visionaria ironica, che non riesce a liberarsi mai dal 'desiderio-potere-miracolo di quand'era piccola', e neppure lo vuole. Qui la letteratura e il sogno crescono insieme, come nello stesso giardino d'infanzia. "All'inizio sognava montoni, andare a scuola, gatti che leccavano il loro latte. A poco a poco aveva cominciato a sognare montoni azzurri, andare a una scuola in mezzo alla foresta, gatti che bevevano latte in piattini d'oro. E i sogni si addensavano sempre più e acquistavano colori difficili da diluire in parole". Che cosa accade, a Joana? Si trasforma, passa il tempo, perfino si sposa. La sua storia è il silenzioso ruotare di un prisma che guida la luce 'vicino al cuore selvaggio della vita'.
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