Momenti d'ozio
"Momenti d'ozio, una delle opere supreme di tutta la civiltà giapponese, fu scritto fra il 1330 e il 1332, e si compone di 243 capitoli di lunghezza oscillante fra le poche righe e le poche pagine. Secondo una versione dei fatti accreditata per lunghi anni, l'autore, il monaco buddhista Kenko, avrebbe via via incollato le strisce di carta contenenti i singoli brani del libro sulle pareti della sua casa. Dopo la sua morte, altri avrebbero messo insieme tali frammenti, in cui molti lettori dovevano trovare quello che è forse il più essenziale concentraro dello spirito giapponese. Tale leggenda servì, in certo modo, a giustificare quel peculiare carattere di 'non finito', di 'non forma' che è proprio di questo libro e che è stato per lungo tempo, in Giappone, un vero metodo di composizione, chiamato 'zuihitsu', cioè 'segui il pennello' - certo il più adatto per Kenko, nemico di ogni imperiosità della scrittura, di ogni volontà di chiudere, di ogni pretesa di fissare le cose per sempre, impareggiabile innanzitutto come maestro di eleganza, di sprezzatura e di 'understatements', tanto da far apparire goffi e maldestri i massimi rappresentanti dell'estetismo in Occidente. Un paesaggio, un gesto, un oggetto, una cerimonia, una parola, un aneddoto, un'espressione del viso sono tutti ugualmente pretesti per le riflessioni solitarie di Kenko. E le sue note non hanno intenti pedagogici o religiosi: mirano piuttosto a delineare le cose fuggevolmente, per il puro piacere di tracciare dei segni, di nominare il mondo nella sua precarietà, in quel suo carattere di 'impermanenza' che nessuna civiltà ha saputo esaltare come la civiltà giapponese e all'interno di essa nessuno più di Kenko. E' così una mescolanza inconfondibile di distacco dalle cose e di piacere per ogni particolare di esse che parla di questi ""Momenti d'ozio"", vero libro di lettura che si può aprire a caso, in qualsiasi occasione della vita, trovandoci ogni volta un particolare, una luce, un segno..."