Perdere i giorni

Perdere i giorni

“Nell’ultimo sogno stringevo tra le mani la sottigliezza di un giglio. Gli occhi restavano mobili. Spostava, la corolla, la geometria dei nostri corpi. Dal tuo odore estrapolavo parole assenti. Il profumo pungente dell’acqua santa mi respirava accanto ché tu realmente non c’eri, e io mi punivo con distrazioni comuni dentro veleni lillà. Quel profumo acre proveniva dall’Ade, che una folata di freddo lo copriva tutto mentre io scappavo dal frastuono di una vicinanza accesa. Perché resto imprigionata in un meccanismo di difesa perfino nei sogni: dovunque l’amore annichilisca, il vulcano ammicca al fuoco anche se dormiente. E tu: un arcipelago sotto la sabbia corallina. Mai soddisfatto. Per te ero brutta, poi borghese, infine cagna. Tu laguna, tu fondale, e io spaccata nel possedere un dolore disteso su un tavolo piano. Distrattamente, al risveglio, ho avvertito la fine dopo anni e, banalmente, spero tu mi legga.
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