Quartiere Italia e dintorni 1948-1968
Quartiere Italia dunque non è solo un toponimo, ma è una sintesi di un percorso formativo: il luogo diventa altro da sé perché il semplice quartiere esplode, si espande, straripa, si consolida tra difficoltà, privazioni e smarrimenti in un Paese intero. Il quartiere si fa Italia e il bambino protagonista del libro si fa uomo. Quartiere Italia non è dunque un lungo racconto di storia locale, non è un affresco da "Roma sparita", bensì una storia di esistenze a volte tormentate, spesso spensierate, sempre condivise; universali. Un libro o uno stradario dicevamo perché questo processo di crescita è scandito come la genesi stessa di una mappa, strada dopo strada si delinea la "forma urbis" che è la storia stessa del protagonista. Su 58 capitoli ben 34 sono dedicati a nomi di strade e altri 8 a nomi di località, una trama incessante di vite e di vie. Le strade protagoniste di Quartiere Italia sono corredate quasi tutte dal numero civico perché l'autore/topografo si fa entomologo e dalla città - corpo vivo - si fa strada tra le strade nei palazzi (a Roma palazzine), e poi dentro i suoi appartamenti fino a sezionare le stanze e vivisezionare gli armadi, i cassetti, gli elettrodomestici, i balconi, le vestaglie, le canzoni e gli odori delle esistenze raccontate. L'aneddotica qui si lascia andare alla vertigine della lista; l'elenco di dettagli diventa caleidoscopio di profumi, rumori e colori - un'incessante trama di memorie reali e fantastiche che sono l'essenza stessa di una città - foresta di simboli. Non sapersi orientare in una città non vuol dir molto. Ma perdersi in essa come ci si perde in una foresta, è una cosa tutta da imparare. (Walter Benjamin, Cronaca Berlinese) E nel tentativo di orientarci meglio nelle zone più lontane della memoria l'autore ci offre una rappresentazione fotografica così didascalica da farci smarrire nuovamente. Come un cartografo medievale orna la sua mappa di draghi e basilischi, così Casetti, tra le righe, innesta squarci di città: cartoline, oggetti, vedute di una Roma piccolo borghese talmente piccola da diventar metafisica. La città illustrata perde così i contorni del realismo per confondersi con l'inesattezza dei ricordi, dei racconti. Non ci interessa più che le vicende qui narrate siano tutte realmente accadute; Quartiere Italia non è solo un fondale teatrale di vicende, ma la storia di un'identità nomade che trova nei suoi traslochi, nelle sue nevrosi, nei suoi smarrimenti anche la sua salvezza. Perché come annota Pontalis: "ci vogliono parecchi luoghi dentro di sé per avere qualche speranza di essere sé stessi". Valerio Maria Trapasso
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