Il sorriso di Antonello
"Nella causa di quel relasso, che ne' suoi essamini si scuopre atheista, ella proceda avanti co' debiti termini di giustitia anco per trovare i complici. Et per essere la sua causa gravissima, vostra reverentia mandi copia del suo processo o almeno sommario". Così scrive da Roma il 14 agosto 1599 il Cardinale Giulio Santori all'inquisitore fra Girolamo Asteo. Lo stesso cardinale aggiunge parole più insistenti: "Non manchi Vostra Reverentia di procedere nella causa di quel contadino della diocese di Concordia, inditiato di haver negata la virginità della beatissima sempre Vergine Maria, la divinità di Christo signor nostro, et la providentia di Dio e esseguisca virilmente tutto quello che conviene secondo i termini di giustitia". Anzolo da Portogruaro, autore di queste memorie, suo malgrado, viene a conoscenza di questa storia. Di lui si sa solo che nel 1605 ha dipinto una pala d'altare raffigurante Sant'Elena e il ritrovamento della croce, ora in duomo a Valvasone. Anzolo, in tarda età, raccoglie i suoi ricordi a partire dal 1584, quando intraprende, via acqua, un viaggio per Venezia. Qui incontra un giovane in fuga, Bortolo, un seguace di Domenico Scandella detto Menocchio, appena arrestato dall'Inquisizione per eresia. Le sue memorie, alternate da riflessioni religiose, morali e politiche, si concludono quando, nel 1599, il mugnaio viene condannato al rogo.