Il profumo della jacaranda
I primi di dicembre, sotto un sole estivo, Andrea arriva a Città del Messico. Dopo varie tappe nel Paese, con le sorelle Montero, giungono a San Luis de la Cruz, la residenza di una parte della famiglia. Le prime settimane scorrono senza intoppi. Durante una visita a Zacatecas, sotto un'insolita nevicata, una telefonata annuncia che il suocero di Marisol Montero, Ramón Martínez, da ventiquattro ore non è rientrato a casa. Devono passare due giorni di un'insostenibile attesa prima che si manifestino i narcos: Ramón è stato sequestrato. Gravata da un alto livello di corruzione, la polizia è meglio non chiamarla, si potrebbe rivelare più pericolosa che utile... I guai non arrivando mai soli, al rapimento di Ramon si aggiunge la scomparsa di Ynez, cugina di Marisol e Victoria Montero. Ragazza dal comportamento strano e imprevedibile, costei è sempre stata la preoccupazione della famiglia. Andrea vive dall'interno lo svolgersi dei drammi. È spettatore e attore insieme e, parallelamente, via digressioni e flash-back, rivanga storie sue e storie messicane (Teotihuacán, Oaxaca, Monte Alban, Tulum), "incontri", via riferimenti-reminiscenze, con personaggi che hanno tracciato e fatto una parte della storia e della storia culturale e artistica del paese, a sapere: Villa, Zapata, Cortés, Bernal del Castillo, Diego Rivera, Frida Kahlo, Trotskij, Tina Modotti, Octavio Paz... Quest'ultimo, ergendosi a coscienza benevola dei suoi contemporanei, lo "ammonirà" a più riprese insistendo sul fatto che il Messico, che Andrea conosce e vede, non è quello reale, ma un altro, un popolo che vive, al contrario dei suoi vicini del Nord, in un altrove più fantasioso e introverso, imprigionato in una sorta di vissuto e di aporia, che non ha ancora saputo scegliere tra l'antichità precolombiana e quella della modernità.
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