Osso
"Ne "L'albero del pane", la prima raccolta di poesie di Fabio De Santis, il prefatore Vincenzo Guarracino inquadrava quell'esordio tra due poli interconnessi, "assenza" e "miraggio". Lettura corretta, trattandosi nel caso di una scrittura in equilibrio progressivo di sottrazione e nominazione. In quella significativa ricerca emergeva una caratteristica che sarebbe poi diventata una costante: scrivere come viandanti in cerca di un orizzonte, laddove, fuor di metafora, le parole si cercano per comporsi e ricomporsi in una poetica. Il che dona alla scrittura un elemento di forte identità, sul piano del senso e delle interne relazioni. Anche se la poetica resta poi sempre un'architettura in fieri, una catasta di travi da montare. Ora non si smentisce il rapporto iniziale, in questo nuovo libro, dato che vi permane l'assenza come certezza palpabile, un vuoto pieno di cose, quelle stesse che alimentano la fata morgana delle visioni e delle nominazioni." (Dalla prefazione di Carlo Alberto Sitta)
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