Nel buio che precede l'alba
Canada, 1919. La Grande Guerra è finita e una vecchia indiana Cree aspetta il treno che riporterà a casa il miglior amico di suo nipote Xavier, il ragazzo che lei ha cresciuto come un figlio e che è morto al fronte, così diceva il telegramma. Niska è venuta sola in questa città troppo sporca e rumorosa - e troppo piena di bianchi che la guardano in modo strano - dopo aver pagaiato per giorni sulla sua canoa, dalle foreste incontaminate dell'Ontario in cui vive, unica pellerossa ad aver rifiutato il confino nelle riserve. Dal treno scende per ultimo qualcuno, un vecchio, pensa lei. Si trascina sulle stampelle, una gamba dei pantaloni - ripiegata - pende a mezz'aria, vuota. Ma quando si avvicina riconosce in quella larva d'uomo il nipote. Il fantasma di mio nipote, osserva guardandolo negli occhi spenti. E intuisce che dietro quello che sembra un semplice scambio di nomi si nasconde un mistero doloroso. Ma Niska non fa domande, perché piccoli fuochi si sono già accesi nella sua mente di donna sacra, e ha visto cose orribili - una trincea, l'orrore dei cadaveri riversi, i compagni trucidati, un amico perduto - e quegli occhi vuoti le dicono che le ferite del fisico sono nulla rispetto al male dell'anima. "Ti porto a casa", gli dice. Xavier non risponde, non parla, si inietta qualcosa di nascosto. Niska sa che è stato là da dove non si ritorna e che è venuto unicamente per morire, ma lei cercherà di curarlo, mentre la canoa scivola lungo il fiume cristallino, nel solo modo che sa: con le parole. "Se sceglierò bene le parole, e parlerò da quel luogo profondo che non dice bugie, sono sicura che lui mi sentirà..." Così, giorno dopo giorno, lo culla con le storie della propria infanzia: le doti di veggente e i poteri ereditati dal padre, la solitudine che comporta l'essere una sciamana, l'amore proibito e pericoloso per un cacciatore francese. E gli narra del suo popolo, i Cree: le cacce per combattere la fame, le tradizioni, il legame con la madre Terra. Xavier ascolta e ricorda, sempre sospeso tra il mondo dei vivi e quello dei morti, e si rivede bambino con l'amico inseparabile Elijah. Dorme spesso, ma il sonno indotto dalla morfina è tormentato da incubi terribili in cui rivive gli orrori della guerra, in cui grida il nome del compagno. Il suo delirio fa da contrappunto al silenzio del Grande Nord e alla voce di Niska - quasi una ninnananna - che gli insegna di nuovo, come quando era piccolo, ad ascoltare le forze che governano il nostro destino. Sulla sponda innevata, una lince guida la loro canoa, li precede, li ispira. E quando, nel buio che precede l'alba, in un rito Niska squarcia il velo del futuro e sente Xavier chiedere perdono all'amico, sa che finalmente stanno per arrivare nella terra dei padri, a casa. Il viaggio che Niska e Xavier compiono insieme è come il viaggio di tre giorni che serve a un indiano per raggiungere il regno dei grandi spiriti, e là trovare la pace, ma la canoa di Niska si spinge molto più lontano nei nostri cuori, perché porta con sé un messaggio, per chiunque abbia voglia di ascoltare: la forza dell'amore contro la sterilità dell'odio, l'innocenza della Natura contro la devastazione degli uomini. E lancia altissimo un grido per opporsi alla guerra, stolta follia che corrompe lo spirito e trasforma gli uomini in belve crudeli.Commovente, tragico, suggestivo e pervaso da un'intensa spiritualità - quella che nasce dalla terra, dalle nostre radici, dalle tradizioni -, "Nel buio che precede l'alba" è un romanzo potente, come da tempo aspettavamo di leggere, in cui il passato si intreccia con il presente, il sogno con il racconto, la disperazione con la speranza, il silenzio del Grande Nord con gli strepiti della guerra più sanguinosa che l'umanità abbia combattuto. Con una scrittura straordinaria che alterna scene di rara e dolente forza epica alle magiche suggestioni delle leggende indiane, "Nel buio che precede l'alba" si imprime nel cuore e nella memoria, come i suoi indimenticabili protagonisti.
Momentaneamente non ordinabile