Pellegrinaggio al Tinker Creek
Pellegrinaggio al Tinker Creek è insieme una meditazione filosofica sulla natura, un'autobiografia spirituale, un inno metafisico e un saggio poetico, e non da ultimo una cronaca che si spinge a lambire il senso della creazione. «Dillard vuole che nessuno di noi perda un istante di vita, vuole svegliarci dalla noia delle fotine Facebook che sfogliamo passivi col pollice sul telefonino, ci spinge frenetica a riconoscere tutto il creto, e noi dentro il cosmo» – Gianni Riotta, Tuttolibri I fiumi sono un mistero attivo che si rinnova ogni minuto. Il loro è il mistero della creazione permanente e di tutto ciò che implica la provvidenza: l'incertezza della visione, l'orrore di ciò che è immutabile, la dissoluzione del presente, la complessità delle bellezza, l'urgenza della fecondità, l'inafferrabilità di ciò che è libero e la natura difettosa della perfezione. Nei primi anni settanta la ventisettenne Annie Dillard si ritira nelle Blue Ridge Mountains in Virginia per studiare da vicino la natura e lasciarsi conquistare dalla meraviglia della contemplazione. Consapevole che il dettaglio è la prima visibile realtà del mondo, tutti i giorni Annie passeggia lungo le rive boscose del Tinker Creek, osserva e descrive i cambiamenti d'intensità della luce e la natura del vento, la vita dei topi muschiati e delle cavallette, la bellezza dei pesci che nuotano controcorrente e di una goccia d'acqua esaminata al microscopio.