Globalmafia. Manifesto per un'internazionale antimafia
Si continua a parlare e a scrivere di mafie vecchie e nuove, mentre le idee rimangono confuse persino sulla mafia-mafia originaria, nata in Sicilia ed esportata nel continente americano. Sull'argomento si moltiplicano le confusioni interpretative e i giudici superficiali, insufficienti e devianti (del tipo canonico "la mafia è la criminalità organizzata") e ambiguamente si invoca la legalità, mentre si impone nel mondo un più complesso interrogativo: con quale dinamica, e con quale natura (antica e nuova), agli oscuri poteri del capitalismo globalizzato si sta avvitando, come l'edera al tronco, il processo della globalizzazione mafiosa? Di certo l'"egemonia" del malaffare sta dilagando dall'Italia al resto del pianeta nelle forme multiple e variabili di un inedito totalitarismo, incorporando sempre più inferme e improbabili "democrazie". Ed è tanto malaffare quanto è politica ed è politica in quanto è economia. Mancava un quadro interpretativo "globale" idoneo a spiegare come la peggiore Sicilia della mafia sia diventata negli anni la peggiore Italia delle mafie fino a intrecciarsi con tutte le altre del pianeta, segnandone metodi, stili, mentalità e mestieri criminali. Lo ha scritto, adesso, lo storico che aveva inaugurato la storiografia critica sul fenomeno mafioso. Con un contributo di Antonio Ingroia.
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