Suicidio
Un giorno, del tutto inspiegabilmente, un ragazzo di venticinque anni si suicida con un colpo d'arma da fuoco alla testa. Esce di casa in tenuta da tennis insieme a sua moglie; poi le dice che ha dimenticato la racchetta. Torna a prenderla, ma, anziché andare verso l'armadio, va nella tavernetta e compie l'estremo gesto. L'autore era suo amico e, dopo oltre vent'anni, sente il bisogno di raccogliere tutte le tracce che egli aveva lasciato, di raccontarne la storia, entrando nella sua mente per scovarne tutte le assurde, illogiche motivazioni. Tre giorni dopo aver consegnato questo racconto all'editore, anche Edouard Levé compie lo stesso gesto. Senza spiegazioni - se non quelle di questo libro - Levé si toglie la vita. Il racconto era un testamento, un avviso, una giustificazione, o l'ultima disperata riflessione sulla vita di chi non trova più ragioni per onorarla?