Ginnastica e rivoluzione
"La rivoluzione è una fotografia riuscita bene, o un'istanza assembleare, o un'occupazione rancida, andata a male, o un volantino mai scritto, o un amore sgonfiato prima d'essere abbozzato, o una luce ghiacciata, o le idee triturate dal meschino gioco della storia, o un violoncello che suona dimenticato in un cestino di stupidità, o una veggente che tira la volata del mondo nel dirupo, o la politica (no, la politica no, ché nulla c'entra con queste nobili cose) o l'arte, che è la vita ma non ci crede, perché in fondo la vita ha l'arte che si merita, o l'urlo delle folle, o il gesto quotidiano che muta lo sguardo e imprime una svolta folgorante all'esistenza, o non lo so. Neanche i ragazzi di "Ginnastica e rivoluzione" forse lo sanno, ma attendono sicura risposta dalle giornate della manifestazione di Genova 2001; e intanto si allenano, aggrovigliandosi nelle mille contraddizioni di un tempo che ti pretende geniale e ti comprime in una modalità odiosa e priva di senso, implodendo piano. E della rivoluzione, che ne è della rivoluzione? E inutile chiederlo ai protagonisti di questo romanzo. Si può al massimo bussare alle loro porte, osservare i loro amori strepitosi e stanchi, il loro continuo agitarsi, la loro ginnastica." (Pino Tripodi)