Filosofo al cinema (Un)

Filosofo al cinema (Un)

Se si prescinde dal 'dittico' di Gilles Deleuze, rimasto come esperimento pionieristico sostanizialmente isolato, il tentativo di coniugare cinema e filosofia non ha finora prodotto risultati convincenti. Da un lato, alcuni filosofi hanno studiato il cinema come forma di arte, o di produzione, o anche di pensiero, soffermandosi soltanto sul suo statuto teorico. In altri casi, l'impegno si è tradotto nell'analisi concreta di alcuni film, la cui indagine è stata tuttavia realizzata non con strumenti specificamente filosofici, ma semplicemente mutuando, talora in maniera dilettantesca, quelli in uso nell'ambito della critica cinematografica. Valorizzando un approccio del tutto inedito, proiettato oltre i limiti ora accennati, in questo libro il rapporto cinema-filosofia assume la forma di un'analisi rigorosamente filosolica di quasi una trentina di film comparsi negli ultimi anni: da "Buongiorno notte" a "La passione di Cristo", da "Gangs of New York" a "Collateral", da "Minority Report" a "Master and Commander", da "Million Dollar Baby" a "Primo amore". I film analizzati non sono stati scelti perché in se stessi più 'filosofici' di altri, e neppure perché potessero essere considerati i più 'belli', secondo banali opzioni di gusto. Si è proceduto, piuttosto, a concentrare l'attenzione su alcune opere cinematografiche recenti, nelle quali fosse possibile cogliere la tematizzazione di alcuni problemi di particolare rilievo: la figura dello straniero, il rapporto amore-morte, l'ambivalenza della violenza, il problema del male, l'enigma del tempo.
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