Il gioco della scrittura
Sono pochi gli scrittori che hanno saputo fare dell'esilarante ironia sugli intellettuali, i professori, gli scrittori medesimi, sui loro tic, le ossessioni, i narcisismi, le frustrazioni. Di romanzo in romanzo, questi personaggi, nobilissimi e miseri, hanno popolato le storie di David Lodge che, nel tempo, si è rivelato anche un brillantissimo commediografo. Quale sorpresa, dunque, per chi da qualche anno insegna a riconoscere regole, infrazioni e strutture della narrazione, a mettere a punto trame, personaggi e voci narranti, imbattersi in una 'pièce' dedicata alla scrittura creativa. Allestita una dozzina di anni fa dal Birmingham Repertory Theatre, la commedia di Lodge è ambientata in una fattoria del Dorset. Ne sono protagonisti scrittori e aspiranti tali: i primi insegnano, i secondi imparano. Ma tutti fanno i conti con le proprie ambizioni, i sogni di gloria più o meno realizzati, i bisogni di esprimere disagi e, forse, talenti. In un divertente e perfino vertiginoso gioco di specchi, sono state due delle allieve dei miei corsi a tradurre "Il gioco della scrittura". Ogni anno, durante il Festivaletteratura di Mantova, un confortevole e agreste 'bed and breakfast' ci ospita, in una versione padana di college inglese. E' stato un ennesimo, emozionante esercizio di scrittura e di vita: il corpo a corpo con un'altra lingua, e con una tessitura drammaturgica, è sempre un salutare allenamento; l'autoironia, un buon contraltare a ogni furore creativo. (Laura Lepri).
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