E il torto diventerà diritto
Un poco Giobbe e un poco Don Chisciotte, ma forse soprattutto maldestro Ulisse, Menaschem Hajim della Santa Comunità di Buczacz - luogo che sta chissà dove e chissà quando - abbandona casa, affetti e mestieri per uno scherzo del destino. O meglio perché il destino si è dimostrato con lui assai poco gentile, se non beffardo. Menascheh Hajim non ha più niente da perdere nella vita, se non una strana ostinazione che in questa scorribanda per il mondo lo porta a molto vedere e altrettanto ascoltare. Miserie e piccole grazie, ingiustizie e colpi di scena, tutto sembra condito da un'ombra di paradosso: il mondo ebraico del nostro eroe non è troppo diverso, in fondo, dall'Italia di Pirandello. Cinque anni trascorre il nostro lontano da tutto, incontrando luoghi e volti di un'era che non esiste più, di colori e suoni scomparsi: è lo shtetl, il borgo ebraico dell' Europa settentrionale, dove si consuma la farsa o forse il dramma di Menasceh, che parte e poi torna forse soltanto per capire che ciò che è stato è stato e che indietro non si torna mai.
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