Sepolto vivo (Il)
Ancora una volta Patricia Highsmith, fondendo in un unico stampo dramma esistenziale ed epopea nera, ci offre una delle sue storie basate sull'esplorazione dei limiti del cinismo umano. Sullo sfondo di una colossale truffa concepita e attuata nel mondo del collezionismo d'arte, due uomini si fronteggiano: Tom "irriverente" uomo di mondo, sempre pronto a ideare nuove strategie per arricchirsi, e Bernard, pittore votato alla coscienza tragica della propria debolezza, il quale accetta la parte di esecutore della truffa e dipinge alcuni falsi quadri d'autore. La scoperta casuale dell'inganno dà il via non soltanto agli ineluttabili scenari del crimine, ma anche al confronto sul filo del rasoio (o, meglio, dell'abisso) di due caratteri e atteggiamenti opposti: l'amoralità machiavellica di Tom e gli scrupoli ritardatari di Bernard, la determinazione naturale dell'uno e la paura dell'altro, che si trasforma in un ansioso viaggio verso la morte. Ed è qui che Patricia Highsmith smette di raccontare, lasciando il lettore a misurarsi da solo con il ghigno finale di autoincoraggiamento del protagonista, Tom, il quale - come prescrivono le auree regole delle odissee nere - esce di scena magari semisconfitto, ma con un suo ideale coltello dalla parte del manico.