Gatta (La)
La protagonista di questo racconto lungo non è una donna, come spesso succede nei romanzi di Junichiro Tanizaki, ma una gatta, la bellissima Lily, che ricorda "una guglia di Notre Dame di Parigi", adorata dal suo padrone, Shozo, al punto che in casa "si decide il menu in base alle preferenze della gatta senza tenere conto dei gusti dei padroni". E Lily si trova al centro di un intrigo familiare senza esclusioni di colpi quando la ex moglie di Shozo, Shinako, nel tantativo di riavvicinare il marito, chiede di riavere la gatta, ben sapendo che Shozo non può vivere senza Lily. La seconda moglie, Fukuko, che ha accettato la convivenza con la gatta per compiacere il marito, non nasconde la gelosia per la bestiola, con la quale deve dividere l'affetto del marito, oltre cha la tavola e il letto coniugale, perciò non si oppone alla richiesta di Shinako. L'uomo, un simpatico fannullone, eterno adolescente, incapace di impegnarsi sia nel lavoro sia nei rapporti umani, manifesta la sua sensibilità soltanto nel legame quasi morboso stretto con la gatta, ma non riesce a comprendere le gelosie, i piani astutamente elaborati e i sentimenti malcelati di un universo tutto al femminile dal quale è inevitabilmente escluso. La contesa si risolve a favore della prima moglie, che riesce a strappare la gatta al marito e a farsi amare dalla bestiola, ottenendo così la vittoria, sia pure tardiva e amara. Tanizaki, si addentra con indiscutibile maestria nella psicologia femminile, conducendone una finissima indagine accompagnata da ironia e acuto realismo, a conferma delle sue doti indiscutibili di grande narratore.
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