L'ultimo dei Savage
Un grandioso affresco da cui emerge "il dolente ritratto di una generazione drammatica", secondo le parole di una profonda conoscitrice della letteratura americana, Fernanda Pivano.Il protagonista del romanzo, Will Savage, è un personaggio indimenticabile, un uomo del Sud profondamente ribelle che, avendo la ventura di vivere la propria giovinezza negli anni bollenti della contestazione, dei figli dei fiori e della rivoluzione psichedelica, si appropria di questa filosofia e compie una personale, certamente non facile, rivoluzione contro gli schemi consolidati della propria famiglia, aristocratica e conservatrice, della propria razza, della propria cultura. Ne apprendiamo la leggenda attraverso le parole di Patrick Keane, il suo migliore amico, che lo incontra al college, nel 1967, e rimane stregato dalla sua personalità magnetica, dai suoi occhi di un azzurro profondo sfumati di viola, da quel suo modo di far sentire gli altri importanti e interessanti, dalla strada che Will sta percorrendo, fatta di blues e soul, di Siddharta e Kerouac, di droga e filosofie orientali, un percorso che ha affascinato una intera generazione. "Will voleva liberarci tutti," racconta Patrick. "Aveva ereditato il gusto delle cause perse," ma con lui "ho capito, almeno per un momento, che cosa vuol dire sentirsi liberi".
Momentaneamente non ordinabile