American Psycho

American Psycho

Patrick Bateman, brillante operatore finanziario di Wall Street, ventisei anni, lussuoso appartamento nel cuore di Manhattan. Il suo film preferito: "Omicidio a luci rosse" di Brian de Palma. La sua preoccupazione principale: possedere un biglietto da visita perfetto. La sua passione: armi da taglio, oggetti contundenti, acidi in grado di sfigurare la più bianca delle pelli, con i quali Patrick uccide in maniera efferata e crudele. Passanti, prostitute, bambini, anche un amico. E intorno a lui, accanto a lui, la città continua a vivere tranquilla, come se il Male non esistesse, come se non potesse nascondersi dietro il sorriso di un professionista di successo che beve acqua minerale e ha come vicino di casa Tom Cruise. Pubblicato per la prima volta nel 1991, e subito al centro di un clamoroso caso internazionale per la violenza dei suoi contenuti e la lucida spietatezza del suo stile, tacciato di sadismo e misoginia, "American Psycho" è uno di quei rari romanzi che a ragione si definiscono epocali. Nella figura di Patrick Bateman Bret Easton Ellis, autore del recente romanzo "Glamorama", riesce nell'irripetibile risultato di incarnare tutta l'ambivalenza, il cinismo, ma anche il bisogno di affetto di un'intera generazione. E la sua violenza ci terrorizza e ci disturba quanto più ne avvertiamo la pericolosa vicinanza, quanto più ci accorgiamo che la soglia della follia che Patrick ha già varcato si spalanca ogni giorno, ogni ora davanti ai nostri occhi.
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