Serenità. Una passione che libera
Chiunque, se interrogato su quale sia il dono che più ardentemente vorrebbe un giorno ricevere dagli Dèi, risponderebbe: "Un po' di serenità." Eppure la natura di tale stato d'animo è quanto mai misteriosa: tutti la desiderano, ma forse nessuno sa bene di cosa si tratti. Nulla a che fare, comunque, con felicità, gioia, soddisfazione, contentezza: esperienze, queste ultime, destinate alla radicale inafferrabilità dell'attimo fuggente così ben tematizzato da Orazio. Il sentimento qui interrogato riguarda infatti l'eterno; un eterno perfettamente "immanente", però; che non osa strapparci via dal giogo della temporalità, e incantarci con la favola di una salvezza sempre di là da venire; che non va confusa, cioè, con quanto vanamente promesso da troppe utopie, sia laiche che religiose. Un''altra' specie di serenità: che vive incontaminata in ogni nostro gesto, Iiberando il profumo di una verità che ognuno di noi potrebbe disporsi a rammemorare; che non deve essere vincolata a questa o quella forma di appartenenza, e neppure agli infiniti desideri che da sempre ci condannano a forme più o meno tragiche di fallimento esistenziale. Una serenità, insomma, che anche tali naufragi possono far diventare occasione di quella che già Dante si risolveva a definire, senza ulteriori aggettivazioni, "vita nova".
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