Parliamo tanto di me
"E' il mio primo libro. L'ho scritto a 27-28 anni, nel 1929-1930, al mio paese, mentre mio padre moriva di cirrosi epatica [...]. Mentre lui agonizzava, io scrivevo. Scrivevo a mano. Scrivevo anche di notte, a ritmo variabile: a volte ho delle prontezze prodigiose e la roba mi viene subito, altre volte continuo a riscrivere e rivedere. Non so perché mi sono messo a lavorare a "Parliamo tanto di me": forse era un modo per fare comunque il mio mestiere, nonostante le circostanze; forse era una rivolta di vita contro il morire di mio padre; o semplicemente c'era in me, senza che lo sapessi, una natura di scrittore. "Questo libro è dunque l'atto di nascita di un perturbatore della quiete culturale italiana, di un uomo che ha sempre parlato con estrema libertà, suscitando spesso grossi scandali. E' la rivelazione di un talento impulsivo, ma consapevole.
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