La stampa del regime 1932-1943. Le veline del Minculpop per orientare l'informazione
Nell'Italia degli anni Trenta, si assiste a un vero e proprio annullamento dell'opinione pubblica democraticamente intesa e alla sua sostituzione con un processo dall'alto, rigorosamente organizzato, che stabilisce le informazioni da fornire ai lettori, le posizioni politiche e culturali che si vogliono imporre, le parole d'ordine che il regime intende diffondere di giorno in giorno ai sudditi del regno, e poi dell'impero, su tutti i problemi che attengono alla società italiana e ai suoi rapporti con il resto del mondo. Rispetto alle dittature tradizionali, il fascismo italiano dimostra così una certa modernità di approccio al problema del ruolo dei giornali, e in generale dei media, nella società contemporanea: un ruolo attivo di costruzione del consenso popolare e non soltanto di repressione del dissenso e dell'opposizione. Leggendo gli "ordini alla stampa", le "veline" presenti in questa raccolta - la più completa e sistematica mai pubblicata - sarà possibile ricostruire gli obbiettivi principali che Mussolini e il gruppo dirigente fascista si posero rispetto alla stampa italiana: l'omissione delle contraddizioni e dei lati oscuri dell'Italia dopo l'avvento del fascismo, il silenzio sulla "questione meridionale" e il problema dell'analfabetismo, la costruzione del mito del "Duce" protagonista di una rivoluzione che ha sconfitto il grande pericolo rappresentato dai bolscevichi e dai loro alleati socialisti. L'immagine dell'Italia fascista che emerge dalle "veline" è quella di un paese che non esiste: interamente guadagnato alla causa fascista, percorso da un entusiasmo costante per Mussolini e le sue imprese, non turbato in nessun modo da problemi di delinquenza o di corruzione, pronto alla mobilitazione militare e alla guerra. Questo volume offre quindi al lettore una documentazione assai chiara e tale da costituire, anche a distanza di molti decenni, un monito a difendere la libertà di stampa e di informazione, in mancanza della quale è difficile, se non impossibile, tutelare in maniera concreta ed efficace lo Stato di diritto e la democrazia. (Nicola Tranfaglia)
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