Sulla sponda del fiume Piedra mi sono seduta e ho pianto
In ogni storia d'amore c'è qualcosa che avvicina i protagonisti all'eternità, ai misteri del divino, all'essenza della vita: in un sorriso, in una carezza, in uno sguardo o in una frase magari lasciata a metà, gli amanti sanno sempre cogliere i segnali che il cuore invia loro per dirigerne il cammino lungo il sentiero della perfezione. Ma che accade quando, nell'adolescenza, un grande amore viene sacrificato alla timidezza, allorché le parole si rifiutano di salire alle labbra e il futuro si perde nei colori autunnali di una quercia che domina una piazza? Cosa si prova quando, dopo undici anni, si ritrova l'innamorato e si scopre che sta percorrendo la via della santità ed è in grado di compiere miracoli? Quali sono i pensieri (e le speranze) che rimbombano nella mente e che fanno sussultare il corpo con singhiozzi o risa? Per Pilar, il sogno di un'esistenza al fianco dell'amato sembra dissolversi nelle gelide acque del fiume Piedra, ma talvolta anche i gorghi, le cascate e i ciottoli di un torrente - insieme a un rumore di passi alle spalle - possono reinventare il destino e far comprendere che "amare significa comunicare con l'altro e scoprire in lui una particella di Dio".
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