Dov'eri, Adamo?
Già nei bellissimi racconti di "Il treno era in orario" e "Viandante, se giungi a Spa...", Heinrich Boll aveva dolorosamente rievocato i drammi del conflitto mondiale e della Germania postbellica. Ma nel romanzo "Dov'eri, Adamo?" (1951), gli orrori della guerra divengono i veri protagonisti della narrazione. Quasi fossero episodi indipendenti, i nove capitoli del romanzo sono infatti altrettante sequenze in presa diretta su quella inarrestabile tragedia, che strappa agli uomini e alle donne, ai militari e ai civili, ogni progetto e ogni sentimento. Dai cruenti combattimenti sul fronte orientale, all'orrore dei campi di sterminio, Boll racconta con sconcertante realismo schegge di follia e di crudeltà, che volutamente non ricompone in una più rassicurante struttura unitaria. Il filo conduttore è affidato alla coscienza iperlucida e antieroica del giovane e predestinato Feinhals, attraverso cui lo scrittore smaschera e denuncia, nei quotidiani rituali della guerra, la stupidità e i delitti di ogni violenza.
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