Dentro lo sguardo. Il film e il suo spettatore
In che modo il film tiene conto del suo spettatore? Come ne anticipa i tratti e il profilo? In che misura confessa di averne bisogno? E fino a che punto se ne assume la guida? E' attorno a simili domande che questo libro ruota.In che punto di partenza è rappresentato dalla convinzione che il film già in sé stesso ipotizzi un interlocutore ideale e ne delinei le caratteristiche essenziali. Dunque lo spettatore è qualcuno di prefigurato già sullo schermo: chi siede deve confrontarsi con un simile disegno - magari per rovesciarlo - se vuole riconoscersi per quello che è.Dopo un capitolo introduttivo che riassume i nodi della questione, il volume segue il filo di tre grandi metafore: l'idea che il film segnali la 'presenza' di colui al quale si rivolge, l'idea che gli assegni un 'posto' preciso, e l'idea che gli faccia fare un 'tragitto'. Queste immagini aiutano a esplorare con sistematicità una serie di fatti del tutto cruciali, quali quelli che investono l'enunciazione, il punto di vista, la soggettività, l'aspettualizzazione ecc., fino a mettere a nudo il 'ruolo' spettatoriale che ogni testo traccia; ruolo destinato a congiungersi, nell'atto concreto della fruizione, un 'corpo', a perfetto completamento della figura. L'indagine si avvale di un numero assai cospicuo di esempi: vengono analizzati dettagliatamente film o brani di film che vanno da "Via col vento" a "Riso amaro", da "Cronaca di un amore" di Antonioni a "El" di Bunuel, da "Quarto Potere" e "F per falso" di Welles a "Paura in palcoscenico" e "La donna che visse due volte" di Hitchcock. Per non perdere di vista l'ampio e affascinante campo offerto dalla storia del cinema.
Momentaneamente non ordinabile