Rituale, cerimoniale, etichetta

Rituale, cerimoniale, etichetta

In Europa, fra Cinque e Seicento, gran parte degli intellettuali si impegna a delineare un'antropologia generale dei comportamenti sociali: come dovrà comportarsi un principe nuovo? e un cardinale? e un cortigiano? in che modo un buon pittore dovrà adeguarsi alle regole dell'accademia? E' perciò naturale che l'attenzione si rivolga anche agli angoli più riposti della vita quotidiana, regolata da manuali di etichetta, da galatei, che tendono ad uniformare comportamenti rimasti, sino ad allora, distinti in segmenti sociali.Il sociologo Norbert Elias ha datato la nascita delle buone maniere puntando il proprio occhio sulla corte francese del Re Sole, quale unica produttrice di regole di etichetta, teorizzando un processo di civilizzazione che, muovendo dal guerriero medievale, appproda al cortigiano di Versailles. Ma corti estremamente ritualizzate esistevano molto prima, a Bisanzio, ad Aquisgrana, nella reggia papale del Laterano. In che rapporto si situavano, in esse, regole cerimoniali e regole di etichetta? Quali corti furono inoltre modello per le signorie italiane rinascimentali, prima che Urbino, Mantova, Ferrara si facessero a loro volta produttrici di nuovi modelli. In che misura questi ultimi si diffusero all'estero del circuito cortigiano?Quale fu, infine, l'apporto della nascente borghesia nazionale italiana ad un'unificazione che investì anche il 'bon ton'?
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