Stella Oceanis
Cosa costringe Bruno Hass, proprietario di un elegante esercizio parigino di biancheria per signora, ad abbandonare sua moglie Adélaide nel corso di una crociera estiva, a voltare pagina - si direbbe - nella sua esistenza, a cambiare modi e valori di vita, e finanche aspetto? Vive, forse, Bruno, quella crisi che alla svolta degli anni maturi investe la virilità di alcuni uomini, per cui il soffio della morte - quasi un presentimento rimosso e soffocato con furia - viene esorcizzato con gesti di follia, con uno sgomento e una sete di vita il più delle volte destinati ad accelerare ciò che si voleva stornare e ritardare? "Stella Oceanis" è il romanzo di una deriva: una deriva senza scampo, condizionata dalla rete sociale in cui i personaggi sono invischiati. Non si salva nessuno: né Bruno né sua moglie Adélaide, sacerdotessa di certa borghesissima compostezza, né si salva Romola, la femme fatale con cui Bruno è fuggito. A questo punto c'è da chiedersi: è stata Romola ad attirare Bruno nel vortice dell'eros, o Bruno ha trovato nell'eros di Romola il modo per sfuggire a quel rendiconto che l'esistenza gli chiedeva con sottile pertinacia? Non è stato forse il sesso, la scappatoia mediante cui l'egoismo inattaccabile d'un uomo, di un borghese, come Bruno, si è difeso a scorno di tutto; e che tutto è accaduto proprio perché il rischio di morte che Bruno ha vissuto consisteva nel crollo delle sue egoistiche difese? Intorno a questo interrogativo ruota il romanzo di Elkann, un romanzo giocato sul filo di una ironica pietà, e anche ricco di un estro aggressivo, così insolito, così nuovo.
Momentaneamente non ordinabile