Il grande scomunicato
Come una favola moderna: nel tempo che non c'è, in un luogo che non sai se esiste, c'erano una volta ventiquattro mentecatti e il più malvagio dei dittatori, il Grande Scomunicato, volto infame, testa fina, chierico errante dalla mostrificata cattiveria. E' lui il protagonista del romanzo di Luca Di Fulvio. Commedia umana che muove da una lucida immagine iniziale: i puri mentecatti - in dodici coppie, donne e uomini in numero eguale - vivono fuori dal mondo, in un deserto sconosciuto. E impossibile non affezionarsi ai personaggi dai nomi parlanti di questa favola: Lafemmina, Rubezia, Mastro Tagliabue, Luis Veloce, Agustin della Battaglia. Tutti, senza eccezione, hanno qualcosa di nostro. Sono ritratto e alterazione grottesca. Tutti agiscono, si contrappongono, si alleano nelle vicende - ascesi e rovina - di uno Stato immaginario (ma non troppo) che in questa storia vive, come in un sogno, il tempo di una vita. Quella del Grande Scomunicato, ovviamente. Deus ex machina, alpha e omega, il protagonista che non ti scordi e a cui, senza volerlo, ci troviamo un po' ad assomigliare.