Bang bang

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Illegalità di massa e femminismo, terrorismo brigatista e stragi nere, il compromesso storico e gli indiani metropolitani, i centri sociali e i festival di Re Nudo: gli anni settanta sono segnati come pochi altri dalla politica. Anche una pettinatura, un capo d'abbigliamento diventano segnali di appartenenza, scelte di campo evidenti e consapevoli. Persino i delitti più privati, o le imprese della più tradizionale criminalità comune, finiscono col tingersi di una delle tante sfumature che compongono l'arcobaleno ideologico di quegli anni. Luciano Luberti, che si guadagna il suo quarto d'ora di macabra celebrità dopo aver vegliato per tre mesi il cadavere dell'amante coprendolo di fiori e profumi, era in realtà già conosciuto come "il boia di Albenga", torturatore di partigiani per conto dei tedeschi ai tempi della Repubblica di Salò. Riuscirà a rimanere a lungo latitante grazie alla complicità di vecchi e nuovi camerati. Complicità simili scatteranno per facilitare la fuga di alcuni dei protagonisti del delitto del Circeo, neofascisti della Roma bene che si abbandonano a una notte di violenza e morte martoriando due ragazze delle borgate, ai loro occhi "esseri inferiori", mentre un identico cocktail di superomismo e disprezzo per le donne anima i due sanbabilini milanesi che un giorno del 1976 uccidono all¿Idroscalo la loro amica Olga Julia Calzoni. Anche un bandito all'antica come Vallanzasca finisce per costeggiare i territori infidi della destra estrema, ma come compagno di evasione si sceglie il brigatista Corrado Alunni. Massimo Carlotto, accusato dell'omicidio di una ragazza, è di Lotta continua, mentre Peppino Impastato, martire della lotta alla mafia, milita a sua volta nella nuova sinistra. Il dibattito sulle implicazioni politiche dell'omicidio di Pasolini arriva fino ai nostri giorni e persino per una tragedia familiare come la strage dei Graneris si parlerà di una "pista nera" a causa delle simpatie neonaziste del fidanzato di Doretta, l'assassina. I casi celebri raccolti e narrati da Pier Mario Fasanotti e Valeria Gandus sono lo specchio di una società tanto dinamica quanto spaventata da se stessa, lacerata da una modernizzazione forzata e traumatica, da contraddizioni aspre ed evidenti. Come dimostra il numero impressionante di delitti che vedono vittime donne incolpevoli negli anni del femminismo più combattivo, ancora una volta la cronaca nera si conferma termometro del paese, storia d'Italia "parallela" e rivelatrice.
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