Storia dell'architettura italiana. Il secondo Cinquecento
"Dalla metà del Cinquecento le relazioni tra committenza e architettura vengono a mutare anche per il rapido diffondersi della pubblicistica, avviato dalle ultime dotte traduzioni in volgare dei padri fondatori della teoria architettonica, Vitruvio e Leon Battista Alberti (1404-72), cui seguono i libri di Sebastiano Serlio (1475?-1554), ripubblicati e raccolti in edizione unica nel 1584. Al volgere della metà del secolo, Pietro Cataneo (1500?-69) è il primo a tentare una nuova riflessione teorica sull'architettura, seguito poi da Palladio (1508-80), che espone in un'antologia organica i principi formali e senza tempo della disciplina, i monumenti antichi, e alcuni progetti propri di palazzi e ville. L'ampiezza dei temi cede il passo a un maggior approfondimento in opere settoriali quali la 'Regola' di Jacopo Barozzi da Vignola (1507-73), tesa a formulare gli elementi costituitivi dell'ordine architettonico e a disciplinarne la composizione; identico l'impegno specialistico dei numerosi trattati sulle fortificazioni che, muniti di robusti apparati di regole matematiche, promettono di garantire la più efficace delle difese militari. Il successo di queste opere ha l'effetto di allargare il pubblico dell'architettura, riducendo la distanza intellettuale tra architetto e committente. Una biblioteca di testi architettonici, dai più autorevoli ai divulgativi, diviene accessibile a tutti gli strati sociali abbienti." (R.J. Tuttle)